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Editoriale la situazione Statale 275

Comunicato Stampa

francesco-de-nuccioSeguo la controversa questione della S.S. 275 da quindici anni. Da quando un consigliere

provinciale, in piena solitudine, impose all’attenzione dei media nazionali un’istanza

fondamentale di sicurezza e di sviluppo per una terra, il sud Salento, considerata allora come

oggi ai confini dell’impero.

Lo fece sbarrando con la propria auto il portone dell’ANAS, in viale Gallipoli, sequestrandone,

di fatto, i dipendenti. Quel consigliere era Biagio Ciardo.

Con straordinaria sintonia, all’epoca tutt’altro che scontata, diedero forza e rilievo istituzionale

alla battaglia contro i muri di gomma della burocrazia un giovane e brillante Presidente di

Provincia, Lorenzo Ria, il meno giovane e molto saggio Giacinto Urso e, via discorrendo,

parlamentari, consiglieri regionali e sindaci del territorio.

Sull’argomento, all’epoca, non si consumavano guerre manichee tra destra e sinistra,

ambientalisti e cementificatori, buoni e cattivi. La battaglia di civiltà era unitaria, corale,

condivisa; e combattuta unicamente contro le orecchie sorde dell’Anas e delle istituzioni centrali.

Arrivò la provvidenza. Due finanziamenti, il primo regionale ed il secondo statale, nel corso di

una “maledetta” congiuntura in cui sia a Bari, con Fitto, sia a Roma, con Berlusconi, regnava il

centrodestra. Maledetta perché, da quel momento, la S.S.275 divenne terreno di scontro

ideologico. Da una parte il centrodestra, che rivendicava il merito di aver finanziato la “via dello

sviluppo”; sul fronte opposto il centrosinistra con la retorica dell’“eco-mostro”, della quale

abbiamo letto fiumi di narrazioni.

La strada divenne ostaggio della politica; terreno fertile per innescare ad ogni campagna

elettorale una guerra di civiltà, alla quale hanno dato man forte, oltre a qualche ambientalista in

buona fede, piccole lobbies e gruppi di interesse localistici quali i proprietari espropriati, gli

abusivi e, nondimeno, il gretto campanilismo di chi pretende che la 275 si arresti sulla soglia del

proprio orticello municipale.

Il circo equestre ha tenuto banco per anni. Anni in cui le nuove giunte di centrosinistra, in

Provincia con Pellegrino ed alla Regione con Vendola, per stoppare il progetto della “strada-

mostro” coniarono il singolare neologismo di “strada-parco”. Le seguirono a ruota – per evidente

affinità politica – due degli undici sindaci interessati, i quali, nel frattempo, avevano “cambiato”

idea, legittimamente, seppure in controtendenza rispetto a quanto deliberato fino ad allora dai

rispettivi consigli comunali.

Tutto ciò determinò una polarizzazione del dibattito politico-istituzionale, impedì un sano

confronto sul tema della sostenibilità ambientale, che pure meritava approfondimenti di

dettaglio, e spalancò le porte alla deriva “tribunalizia”.

Ci fu un primo contenzioso innescato dal Governatore Vendola, nel quale la Provincia di Lecce

guidata da Gabellone si costituì, a favore del raddoppio. Poi, nel 2011, di fronte alla minaccia di

perdere il finanziamento CIPE, su sollecitazione del Ministro Fitto, i rappresentanti di Ministero

delle infrastrutture, Provincia, Anas e Regione Puglia, dopo un lungo negoziato, raggiunsero la

fatidica intesa sul c.d. ultimo miglio.

La mediazione, più che ragionevole, fu in realtà stabilita sugli ultimi 7 km, rispetto ai quali fu

concordata la riduzione a due corsie, l’eliminazione di un viadotto ed il ridimensionamento del

rondò terminale all’innesto con la S.S. 274 Leuca – Gallipoli.

Da quel momento, i protagonisti della vecchia discordia, di ogni colore politico, potettero

rivendicare i meriti, gli uni di aver salvato il finanziamento, gli altri di avere trasformato il brutto

anatroccolo in un bellissimo cigno, la strada-parco appunto.

Gli unici a non esultare furono i proprietari espropriati, prevalentemente di Tricase, unitamente

ai fautori di un irriducibile ambientalismo di maniera misto a campanilismo. I loro successivi

ricorsi hanno sancito in tutti i gradi di giudizio l’inammissibilità delle loro pretese, ma hanno

anche svelato le autentiche ragioni sottese alla loro battaglia, ingaggiata non per migliorare un

progetto ma per stopparlo.

Il contenzioso che invece ci ha trascinato nella palude odierna è quello scatenato dalle imprese in

gara per l’esecuzione del progetto. Una guerra senza esclusione di colpi, favorita da una

procedura d’appalto, quella dell’ANAS, concepita male ed espletata peggio.

Un guazzabuglio adombrato da ipotesi di reati, rispetto alle quali il coordinamento Pro 275

auspica che si faccia al più presto chiarezza. Fermo restando che: non esistono irregolarità o

reati, tantomeno connessi ad un incarico di progettazione di 20 anni fa, che potranno mai

inficiare nel merito l’idea progettuale di fondo.

La necessità del raddoppio della s.s. 275 è di oggettiva evidenza. Soprattutto nel tratto a sud di

Montesano, dove alla messa in sicurezza del traffico si aggiunge la necessità di una

riqualificazione “ambientale” dei centri urbani attraversati dall’attuale statale; una mulattiera

interrotta da 13 incroci semaforizzati, che inquina e penetra fino al cuore dei centri storici.

Il progetto approvato a suo tempo dai consigli comunali, a prescindere dal numero delle corsie, è

fondamentale proprio in quanto prevede un tracciato interamente extraurbano. In più occasioni è

stato dimostrato, inoltre, che tutte le alternative ipotizzate – spesso in modo strumentale da chi si

oppone pregiudizialmente all’opera – si rivelerebbero più impattanti sul piano paesaggistico,

oltre che meno sicure e meno funzionali.

Francesco De Nuccio

Portavoce Coordinamento Pro 275

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